La
storia... dal 1962-63 ad oggi
_____________________________________________________________
Forma Sororum quest’anno (2023) compie il suo 60° compleanno!Rendiamo grazie al «Datore di ogni bene» (Legenda Perugina 43) di una “vita” di cui ci troviamo eredi e continuatrici. Se in occasione del 45° anniversario di pubblicazione (2008) avevamo proposto una breve storia della rivista, quest'anno (2023) ci soffermiamo sulla sua evoluzione nel tempo e sui suoi contenuti principali, “specchio” del cammino della Chiesa, dell’ordine e della società intera. Uno sguardo che dalle radici si irradia fino alla forma attuale di questa “pianticella” clariana, augurandoci che possa continuare a portare frutto e giungere a celebrare tanti altri anniversari…
1. Sfogliando l'album di famigliaCf. suor Chiara Ester Mattio, Sfogliando l’album di famiglia… i 45 anni di Forma sororum, in Forma sororum 45 (2008), 218-226.
2. Spigolando nella storiaCf. (a cura di) suor Chiara Ester Mattio, Spigolando nella storia, in corso di pubblicazione in Forma sororum 60 (2023) 41-52; ...
|
![]() |
||||||||||||
_____________________________________________________________ 1. SFOGLIANDO L'ALBUM DI FAMIGLIACon questa pagina vorremmo far memoria, con cuore grato, della storia di questa rivista Forma Sororum, ripercorrendone le origini e i tratti salienti, nella certezza che affondare consapevolmente le radici nel passato rende più stabile e sicuro il cammino nel presente e lo slancio verso il futuro. La “preistoria” Correva l’anno 1962. Stralciando dagli Atti del Convegno, al 5° punto dell’intenso ordine del giorno troviamo la voce «Opportunità di una rivista ascetico-formativa per le nostre clarisse» in cui, fra le altre cose, si dice che «la proposta di una Rivista propria per le clarisse […] trova le presidenti concordi nel ritenerla di grande utilità e si mostrano soddisfattissime augurando che venga presto realizzata, sicure che essa porterà bene, entusiasmo e risveglio nelle nostre comunità, nutrendo le anime di soda spiritualità francescana. […] Si approva all’unanimità la pubblicazione del Bollettino, che potrà uscire ogni trimestre». Le entusiaste Presidenti, oltre ad impegnarsi a «cercare e trovare» collaboratori e collaboratrici per la redazione della rivista, indicano gli argomenti da trattare: «a) pensiero di attualità (es.: come le clarisse sentono il Concilio ecumenico); b) l’ideale della clarissa (vita interiore, spiritualità francescana); c) liturgia (nella spiritualità francescana); d) commento alla santa Regola e Costituzioni (come pure alla Sponsa Christi, ecc.); e) casistica (domande e risposte su dubbi presentati); f) profili di clarisse di ieri e di oggi (con brevi accenni sulla storia del monastero); g) cerimoniale o galateo monastico (anche articoli di igiene); h) cronaca: “mondo clariano”; i) “in laetitia” (fatti ed esempi che richiamano alla virtù); l) stelloncini [brevi comunicazioni a carattere vario]». Anche gli assistenti delle Federazioni, riuniti nel loro I Convegno (Assisi, 22-24 ottobre 1962), si occuperanno, seppur più brevemente, della questione: accogliendo favorevolmente l’iniziativa, si impegnano a dare un elenco di possibili collaboratori e affidano ad alcuni di loro la direzione e l’amministrazione della nascente rivista. Persino L’Osservatore Romano, in data 7 novembre 1962, darà risalto alla notizia in un articolo non firmato (ma facilmente riconducibile alla penna, o meglio, alla macchina da scrivere di p. Antonio Farneti) sul Convegno degli Assistenti: «[…] è stato deciso di fare uscire una rivista dedicata alle clarisse che potrà servire per dare un impulso maggiore alla loro vita contemplativa secondo la spiritualità francescana, nonché a saldare i vincoli di carità». Il “proto-numero” Per motivi rimasti nascosti nei meandri della storia, lo zelo di Madri e Padri, che sembrava preludere all’imminente pubblicazione della rivista, venne presto meno: difficoltà nell’organizzazione e distribuzione dei compiti? O più semplicemente l’assorbimento nel quotidiano che allora non doveva essere meno intenso di quanto lo sia oggi? Non è dato saperlo. Fin dall’anno precedente, nella lettera in cui relazionava ai monasteri della propria federazione i lavori del Convegno delle Presidenti, m. Cristina aveva speso entusiastiche parole nel presentare l’idea della rivista. Possiamo dunque immaginare quanto le pesasse il ritardo della pubblicazione, considerato anche il fatto che diversi monasteri si rivolgevano a lei a chiederne ragione. Ma lasciamole la parola: «Sorelle carissime, mi pare di vedere i vostri visi sorridenti e sorpresi nelricevere questa voluminosa ed… elegante circolare! Anzitutto è la festa della nostra santa Madre e qualche cosa di… meglio ci vuole! Poi, devo confessare che, aspetta aspetta… visto che la progettata “Rivista delle clarisse” non scappa fuori, ho cercato di presentare alle mie carissime sorelle un “surrogato” che porti un po’ di novità alla monotonia di certe cose! Ed ora aspetto i vostri commenti! […] Dunque, intanto non crediate che sia tutta farina del mio sacco! Ho chiesto aiuto qua e là e la ben riuscita copertina (vi piace?) me l’hanno offerta, gratuitamente, pensate!, le carissime sorelle del monastero S. Giuseppe di Catania! Dalle Marche altri aiuti e pure dalla Toscana… insomma, un giro epistolare di questua e la povera bisaccia ha racimolato qualche cosetta che spero sia di gradimento a tutte!
Finalmente… il primo numero! Nel Natale 1963, la circolare, «che funge per il momento da Rivista delle clarisse», come sottolinea m. Cristina, annuncia un cambiamento: mentre si auspica un sempre maggior allargamento della collaborazione alla sua stesura, con l’anno nuovo verrà inviata solo a quei monasteri che «dichiareranno espressamente di volerla ricevere». Evidentemente il “cambio di qualità” comportava delle spese non indifferenti, a cui, chi poteva, era gentilmente invitato a contribuire.
M. Cristina, esprimendo la sua soddisfazione per l’iniziativa di stampare Forma Sororum (p. Antonio, tra le altre cose, era direttore della Tipografia Porziuncola), cede la parola ad alcune Presidenti italiane, che si alterneranno, nei numeri successivi di quell’anno, nella redazione della circolare di apertura. Con lo spirito di iniziativa e l’entusiasmo che lo contraddistingueva nel suo servizio alle clarisse, p. Antonio si premurò di inviare copia del I numero della rivista ai Ministri generali delle famiglie francescane, a cardinali e prelati della Curia e delle varie Congregazioni romane, ottenendo sinceri apprezzamenti, incoraggiamento e… aiuti economici! Curioso l’episodio in cui, non volendo far “sfigurare” un prelato che si era espresso più sinteticamente degli altri, non esita ad interpellarne il segretario per sollecitare una più ampia risposta da pubblicare. Inutile dire che la ottenne prontamente! Pochi anni più tardi sarà sempre lui a favorire e promuovere la diffusione della rivista presso le suore di vita attiva, mentre successivamente anche diversi laici cominciarono ad interessarsene. La storia continua Passato il testimone della presidenza federale da m. Chiara Cristina Vercellotti a m. Chiara Letizia Marvaldi, non venne meno l’impegno per la rivista, la cui redazione comportava anche una serie di inconvenienti che allungavano il lavoro: contatti pressoché esclusivamente epistolari, originali scritti a mano da ribattere a macchina per la tipografia, articoli persi irrimediabilmente dalle poste, tempi lunghi di stampa, che impedivano la regolarità della pubblicazione e, di conseguenza, la sua eventuale caratterizzazione liturgica… Di tutto questo si occupava, accanto all’infaticabile p. Antonio, sr. Chiara Augusta Lainati, del Protomonastero S. Chiara di Assisi: collaboratrice della prima ora – fin dai tempi del suo noviziato aveva messo a disposizione le sue energie e la sua competenza –, le venne via via affidata, in maniera sempre più stabile, la redazione di Forma Sororum. Suo l’articolo Suggerimenti e proposte per l’avvenire della nostra Rivista, apparso sul n. 6 del 1970 (180-186) (mettiamo link per visualizzarlo?), in cui sintetizza i risultati di un questionario posto precedentemente alle clarisse e abbozza un programma di massima per il futuro: «[…] crediamo opportuno che, passati gli anni dell’infanzia, la Rivista acquisti ormai un più ampio respiro, una maggiore maturità, che la renda più aderente ai nuovi problemi e alla rinnovata coscienza delle clarisse, a loro volta rapidamente maturate dopo la primavera conciliare». Desiderio di mantenere una vasta gamma di collaboratrici e collaboratori, per garantire ricchezza e competenza ai vari contributi, maggior diffusione oltre i confini del II Ordine, apertura all’internazionalità, sia nella collaborazione che nella divulgazione, eventuale creazione di un consiglio di redazione: tutti aspetti che verranno ribaditi in una successiva circolare, in cui si invita ogni sorella «a collaborare come può, in quel campo che preferisce, o anche in molti campi, scegliendo l’argomento che di volta in volta sente di poter affrontare». A giudicare dai sommari dei vari numeri, l’adesione fu notevole, e non venne meno nel tempo, non solo da parte delle clarisse, ma anche di frati e altri religiosi che, nel corso degli anni, misero a disposizione della rivista il frutto dei loro qualificati studi. Passato il tempo dei dibattiti post-conciliari, dei confronti su Costituzioni e Statuti, prevalse poi l’ambito più strettamente formativo e di mutua conoscenza tra i monasteri. Nel 1972, la redazione e l’amministrazione passarono ufficialmente al Protomonastero, per permettere a sr. Chiara Augusta di seguire meglio ciò che già da tempo era suo appannaggio e poter organizzare il lavoro con maggior efficienza. Per l’arco di un trentennio, con instancabile dedizione e passione si occupò della rivista, dandole un’impronta fondamentale, anche grazie alla sua preparazione nell’ambito degli studi clariani. Con lei Forma Sororum conobbe un notevole incremento, prima di tutto qualitativo, ma anche a livello grafico e di diffusione. L’aumento del numero delle pagine per ogni fascicolo, l’introduzione delle fotografie (le prime di una certa dimensione risalgono al 1978), l’ampliarsi della cerchia degli abbonati… tutto questo fece da cornice ad un contenuto sempre più valido e attento agli spunti e alle necessità delle clarisse e della Chiesa tutta. Nel 1979 Sr. Chiara Augusta si trasferì in aiuto al monastero S. Maria di Monteluce in S. Erminio di Perugia e Forma Sororum la seguì, così come nei monasteri in cui si recò successivamente, continuando a portarla avanti con sacrificio anche quando altri incarichi e responsabilità impegnative assorbirono le sue energie. All’inizio degli anni ’90, divenuto piuttosto difficile per sr. Chiara Augusta seguire la rivista, a causa del suo impegno come Presidente federale, oltre che per motivi di salute, la collaborazione si fece sempre più stretta con il monastero di Città della Pieve, a cui, nel giro di pochi anni, passò prima la redazione e in seguito anche la direzione e l’amministrazione di Forma Sororum. Altro “cambio di guardia” si ebbe con la scomparsa di p. Farneti: per quelle vie che solo la Provvidenza sa predisporre, già da qualche tempo si era creato un legame di reciproca stima e amicizia tra il monastero pievese e il giornalista Paolo Scandaletti che, interpellato, raccolse con disponibilità l’eredità di p. Antonio, ed è tuttora il nostro solerte direttore responsabile. Nel nuovo millennio L'alba del nuovo millennio vide così la rivista “accasata” in quel di Città della Pieve, cosa che acquistò stabilità con il passaggio di proprietà dalla Provincia serafica dei frati minori dell’Umbria al nostro monastero, nei primi mesi del 2006.
Come sottolineavamo in In questo numero del n. 3 del 2006, «il nostro lavorare alla rivista all’interno di un monastero, con piccoli mezzi, è un umile, ma consapevole tentativo di restituzione del dono ricevuto alla Chiesa: stupore dinanzi al mistero di una vita che, nella misura in cui è radicata in quella del Figlio di Dio, fa nascere scintille di luce, di bellezza e di gioia anche fra le tenebre di questa nostra umanità. * * * Ci piace concludere questo “sguardo panoramico” tornando al 1964, quando p. Luigi Boldrini, assistente della federazione Marche-Abruzzi, ringraziava p. Antonio Farneti per avergli inviato il primo numero di Forma Sororum: «Auguro alla rivista una lunga vita e che possa migliorarsi sempre». È anche il nostro auspicio e il nostro impegno… fino a quando il Signore vorrà. |
_____________________________________________________________ 2. SPIGOLANDO NELLA STORIAGli anni SESSANTA Il 1964 segna l’inizio ufficiale della pubblicazione di Forma sororum. In realtà dal Protomonastero S. Chiara di Assisi già da tempo partivano delle circolari sui vari temi clariani, che raggiungevano i tanti monasteri della Penisola, e non solo. Il costituirsi delle federazioni negli anni ’50 e le prime assemblee nazionali avevano fatto nascere il desiderio di una rivista specifica, che facesse da collegamento tra i monasteri e trattasse della vita clariana. Questo spiega il sottotitolo, che sin dal primo numero è esplicitato nella II di copertina, anche se non sempre viene riportato in copertina: Rivista delle Clarisse d’Italia. A testimonianza di questo sentire comune, ogni numero del primo anno di pubblicazione si apre con una «Lettera circolare alle clarisse d’Italia», affidata di volta in volta alle diverse presidenti delle federazioni italiane. Riproponiamo la lettura di alcuni stralci della prima circolare, a firma di m. Chiara Cristina Vercellotti, presidente della federazione umbra e curatrice delle precedenti lettere ai monasteri. Ma la facciamo precedere dalla «Presentazione» della rivista, di p. Antonio Farneti ofm., allora direttore della tipografia Porziuncola – in cui la rivista vede le stampe – e assistente della federazione umbra, conosciuto un po’ ovunque nell’Italia clariana dell’epoca… e dei decenni a seguire!
Come annunciato nella «Presentazione» di p. Farneti, le rubriche sono varie, alcune dal sapore curioso per i nostri palati odierni, poco abituati al «buon pane cotto in casa» nei monasteri degli anni ’60 del secolo scorso.
È interessante notare il progressivo passaggio, nella firma degli articoli, dagli pseudonimi alle iniziali del nome, fino al nome senza il cognome e infine al nome e cognome completo. Questo vale sia per le autrici clarisse che per i frati che collaborano alla rivista. Ad esempio la rubrica «Soluzioni di quesiti monastici», a firma di «P.S.R.», si esplicita nel giro di poco tempo in «P. Serafino Renzi ofm.», che sarà uno degli assidui collaboratori della prima ora, insieme a p. Antonio Farneti, p. Lino Cignelli e p. Leone Bracaloni. I loro articoli a carattere spirituale si alternano a quelli delle sorelle, che condividono riflessioni sempre più articolate col passare degli anni. Si nota l ’attenzione a creare un clima di conoscenza reciproca tra i monasteri, attraverso la presentazione di «Profili clariani», e la «Storia e vita dei monasteri». Vengono segnalati i centenari e altri eventi particolari; si cominciano a ricordare le sorelle defunte nella rubrica «Sorella Morte ha colto per il cielo», che già nel secondo numero diventerà «Sono partite per il cielo» (ora «Nella luce di Dio»). Bisognerà attendere la terza pubblicazione per trovare «Fioritura Serafica» (che corrisponde all’attuale «Festa in famiglia»), in cui si segnalano vestizioni e professioni, mentre più avanti si inseriranno anche gli anniversari di professione. Per la cronaca, la prima vestizione riportata, del 5 aprile 1964, è di una sorella del monastero di Milano, mentre la prima professione, del 1° maggio, è di una sorella di Venezia-Giudecca. L’antenata delle «Recensioni» è «Raccomandiamo la lettura di», che poi diventerà «Abbiamo letto per voi». Ma c’è anche «La biblioteca delle clarisse», che suggerisce l’acquisto di alcuni testi, in particolare di spiritualità francescana e clariana. Verso la fine del decennio compare la rubrica «Problemi nostri», nella quale alcune sorelle propongono riflessioni su diversi aspetti della vita comunitaria. Siamo negli anni del Concilio Vaticano II, che porta con sé un rinnovamento profondo e radicale di tutta la Chiesa, vita religiosa compresa. Forma sororum è attenta a cogliere i segni dei tempi e ad informare le sorelle di quanto sta avvenendo, suscitando la riflessione e approfondendo la conoscenza delle varie tematiche. Dal 1965 in poi si nota un cambio di registro, volto a coinvolgere il più possibile i monasteri in ciò che la Chiesa sta vivendo. Si pubblica il testo integrale del Perfectae caritatis, della Renovationis causam e della Venite seorsum, a cui non tutti i monasteri potevano accedere facilmente. Si prosegue con la spiegazione della riforma liturgica, il commento al Perfectae caritatis e alla Paenitemini, oltre a una riflessione spirituale su Chiara e la Lumen gentium. Dopo la costituzione della «Commissione per le monache» da parte dell’ordine dei frati minori, che si proponeva di «promuovere e agevolare l’opera di aggiornamento dei monasteri» (Forma Sororum III (1966) 12), diversi contributi cercano di attivare la riflessione delle sorelle, fino ad arrivare al «Notiziario sul lavoro di aggiornamento dell’Ordine delle Clarisse» (Forma Sororum IV (1967) 128), finalizzato alla «divulgazione di quanto si sta facendo per il rinnovamento, l’adattamento e l’aggiornamento delle Clarisse in conformità alle direttive del Concilio» . Questa rubrica diventerà uno strumento prezioso di collegamento per informare i monasteri delle varie tappe in preparazione delle nuove Costituzioni generali. Verrà pubblicato anche lo schema dei testi spirituali proposti per le stesse, per dare la possibilità ai monasteri di inviare osservazioni ed emendamenti alla Commissione Centrale, radunata a Roma. Viene data risonanza ai discorsi del Santo Padre rivolti in particolare ai religiosi o a eventi riguardanti la famiglia francescana, ma lo sguardo si amplia alla celebrazione dell’Anno della fede, indetto da Paolo VI il 29 giugno 1967, per commemorare il XIX centenario del martirio dei santi Pietro e Paolo; non manca inoltre un accenno al primo viaggio apostolico di un Papa, in Uganda. Si coglie attenzione per quanto l’Italia e il mondo stanno vivendo: dalla chiamata ad una «Crociata di preghiera per il bene religioso e civile dell’Italia» – in risposta alla dichiarazione dell’episcopato italiano del 16 gennaio 1968, dal titolo «I cristiani e la vita pubblica» – allo stupore per l’arrivo dell’uomo sulla Luna. Il clima “sessantottino” si riflette in modo originale sulla rivista: l’articolo «Divagazioni… postconciliari» (cf. Forma Sororum V (1968) 69-87) di sr. M. Teresa A. di Spoleto innesca un dibattito raccolto da una rubrica dal titolo significativo, «Tribuna… clariana»! In un dialogo a distanza, schietto e rispettoso, seppure si arrivi a volte a toni un po’ forti, le sorelle – e qualche frate – esprimono consensi e dissensi riguardo alle opinioni espresse dall’autrice, e non mancano i commenti ai commenti, in un appassionante botta e risposta che attraversa la Penisola per un paio d’anni. Data l’imminenza della celebrazione della Settimana per l’unità dei cristiani, concludiamo il nostro excursus sugli anni Sessanta con una nota ecumenica: con toni entusiasti i monasteri vengono invitati ad aderire alla richiesta di una comunità di suore anglicane del Massachusetts di unirsi in comunione nell’offerta e nella preghiera, ad un’ora stabilita, per ottenere da Dio il dono dell’unità tra le diverse confessioni cristiane, e successivamente si informa dei passi compiuti. Ma ci limitiamo a restare in Italia, proponendo la lettura dell’iniziativa ecumenica del monastero di Camerino.
Spigolando, seppur sommariamente, dentro quasi un decennio di pubblicazione, constatiamo quanto anche una semplice rivista possa essere “specchio” della storia. Veramente, «abbracciando quel particolare nella sua verità attingi come a un pozzo infinito l’universo intero» (F. Nembrini, Dante poeta del desiderio. Conversazioni sulla Divina Commedia. 1. Inferno, Itaca, Castel Bolognese (RA) 2021, 176) …
(continua... in corso di pubblicazione)
|