In questo numero (editoriale)

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A piedi scalzi

      Il Signore dell’universo, della storia e dei nostri cuori è rappresentato in quel «libro di consolazione» che è l’Apocalisse «davanti a colui che siede», il Padre, da cui tutto procede e a cui tutto ritorna. Per il grande teologo Romano Guardini (nella recente visita a Verona il Santo Padre ha ricevuto in dono il suo atto di battesimo e di cresima) questo “davanti”«significa lo spazio della creazione», a dire che tutte le vicende del mondo «avvengono“davanti a Dio” […], viste e giudicate da lui» («Lo sguardo»). Il Kyrios è l’Agnello che ha attraversato e vinto la sofferenza e la morte, introducendo tutta la creazione alle nozze eterne.
È Lui il grande «Scuotitore, che dà ritmo e forma alla vita, perché sia fedele all’infinito», il primo che ci scuote e continua a scuoterci. La vocazione come «un tema di scuotimento» è una delle immagini inusuali e inattuali con cui lo scrittore e poeta DAVIDE RONDONI, tra l’altro presidente del comitato nazionale per le celebrazioni dell’ottavo centenario della morte di san Francesco d’Assisi, ci sorprende parlando appunto della vocazione, problema di tutti, non solo dei religiosi e dei cristiani. Quanto senso dell’infinito e dell’assoluto c’è nella nostra vita? Avvertiamo il brivido dell’essere e del nulla, sperimentiamo la mancanza e la continua chiamata da parte dell’essere? La chiamata alla divinizzazione, all’unione con Dio per grazia non è appannaggio di pochi, ma è per tutti: lo aveva ben compreso san Simeone il Nuovo Teologo, che si definiva «un povero pieno di amore fraterno» ed era spinto a rendere tutti partecipi della coscienza dell’amore e della presenza di Dio (m. MARISTELLA BARTOLI osbap.). Chi ha fatto veramente esperienza dell’amore di Dio non tollera di restare da solo, di nascondere la grazia ricevuta in fondo al cuore. Così Chiara d’Assisi, della cui vita ci parla p. SIMONE CECCOBAO ofm., come di un panno povero e prezioso tessuto dal Padre delle misericordie con la “mano” di Francesco e la “spola” della povertà, sulla “trama” della carità fraterna e l’“ordito” della lode. Anche santa Camilla Battista da Varano, di cui ricordiamo il quinto centenario della morte, ci mostra «che si può essere santi anche nei tempi più calamitosi e difficili» ed è luce per l’oggi della nostra vita (p. CARLO SERRI ofm.).
Don SANDRO CAROTTA osb., infine, riflettendo sulla fragilità di Pietro e sull’Eucaristia come «luogo dove […] vivere positivamente la nostra fragilità di uomini e discepoli», ci invita a far sì che le ferite che ci abitano diventino «occasioni di vita nuova per ognuno e una fonte di benedizione per tutti». L’importante è – ha detto papa Francesco a un gruppo di superiore e delegate delle carmelitane scalze lo scorso 18 aprile – guardare avanti e camminare… «con i piedi scalzi, cioè con la libertà dell’abbandono in Dio». Come nuovi Mosè dinanzi alla Sua presenza.

m.m.c.